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Tre sconfitte nelle prime cinque gare, come è successo finora, possono non compromettere una stagione. Claudio Nassi, sotto la presidenza di Paolo Mantovani, aveva costruito la squadra del 1982 capace di centrare la promozione dopo un inizio simile a quello attuale, con lo stesso numero di passi falsi. «Era una stagione particolare, avremmo vinto già il campionato precedente, se il presidente fosse stato in Italia e non in Svizzera per questioni personali. Non ero amato e il bersaglio era diventato l’allenatore Riccomini, che avevo scelto. Quando iniziò la stagione, dissi all’amico Enzo che non poteva restare alla Sampdoria, non ero in grado di difenderlo. Fu messo in difficoltà in ogni modo e alla quinta si decise di separarci. La formazione, costruita per vincere il campionato, valeva come organico una media serie A, prese poi il suo passo e centrò la promozione. Avevamo tutto per salire e continuare a costruire una squadra dalle grandi ambizioni».

 

A Genova però vincere, secondo Nassi, è più difficile che altrove, soprattutto in serie B. «Per primeggiare devi avere una squadra da serie A, non basta un gruppo sufficiente a vincere il campionato a Cremona. C’è più pressione, altra stampa, servono calciatori con grande personalità. L’esperienza mi dice questo».

 

Accardi sta mettendo tutto se stesso in questa sfida, lavora senza sosta, si occupa di tutto. «All’epoca io ero un caterpillar. Andavo dritto per la mia strada, lavoravo 18 ore al giorno, non mi ricordavo neppure dove avevo lasciato la macchina quando uscivo dalla sede. Vivevo in funzione di società e squadra, ma la presenza costante del presidente è indispensabile. Quando Paolo Mantovani tornò, cominciò un cammino eccezionale, non per caso. Era destinato a essere il numero uno del calcio italiano. A Goteborg, nella finale di Coppa delle Coppe con l’Anderlecht nel 1990, aveva Johansson (presidente UEFA) alla destra, Matarrese (FIGC) a sinistra e alle spalle Nizzola (presidente Lega). La Sampdoria era più forte in campo e fuori dell’Anderlecht».

 

Ripetere la rimonta di allora non sarà facile. «Lo spero, sono sempre innamorato dei colori blucerchiati, ma non posso fare previsioni». Per uscire da questa situazione Nassi indica una sola strada. «Serve essere ancora più uniti, società, squadra, tifoseria. I momenti di difficoltà esistono, serve impegno e cercare di sbagliare il meno possibile. Devi contare politicamente per prevalere anche in campo e essere sempre presenti nei posti giusti con i “padroni del vapore”. È un lavoro che non fa dormire, non c’è tempo. Non basta comprare dei giocatori forti per avere una squadra forte, serve una società alle spalle».

(Da Repubblica, edizione genovese)

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